venerdì 13 febbraio 2009

Il distacco dell'inserzione tendinea

COME E PERCHÉ AVVIENE ?
Il tendine è costituito da Tessuto Connettivo (vedi LO STIRAMENTO). Come si inserisce sull’osso? Bisogna considerare che ogni tratto di osso – tra l’inserzione di una capsula articolare e un’altra – è rivestita da una membrana chiamata PERIOSTIO, costituita pure essa di Tessuto Connettivo. Sarà l’intreccio tra le fibre proteiche dell’uno e le corrispondenti dell’altro Tessuto Connettivo a tenere legate le due strutture. Il distacco avviene quando la zona di inserzione è sottoposta a una trazione che supera la sua resistenza, ossia il suo normale limite di rottura. Le fibre proteiche (elastina e collagene) hanno una vita limitata, oltre la quale perdono le loro caratteristiche fisiche. Quando giungono a quel limite devono essere rimpiazzate da nuove fibre, a loro volta prodotte dalle cellule sparse all’interno del Tessuto Connettivo stesso. Può accadere che un dismetabolismo delle stesse cellule, o una loro normale attività produttrice ma in occasione di un insufficiente approvvigionamento del “materiale” necessario, dia come risultato catene di elastina e collagene con caratteristiche diverse. Avranno un punto di rottura più basso o una vita più breve, oltre la quale non verranno rimpiazzate immediatamente. In questo frangente l’intreccio dei due Tessuti Connettivi non avrà le stesse caratteristiche resistite. Sono queste le occasioni in cui può avvenire il distacco dell’inserzione tendinea anche in occasione di sollecitazioni non eccezionali.

COSA SI PUÒ FARE?
Se il distacco è parziale una immobilizzazione del muscolo può favorire il ripristino della normalità. Altrimenti è necessario intervenire chirurgicamente per ripristinare l’inserzione. Dopodiché, è possibile mettere in atto tutto ciò che può aiutare a ridurre l’Infiammazione (vedi Contrattura Muscolare). Una volta saldata l’inserzione, si può intervenire sulle Contratture Antalgiche e le limitazioni funzionali a carico di tutto il tessuto connettivo che è stato interessato dall’evento.

COSA FACCIO? Vedi ONTRATTURA MUSCOLARE.

COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

Il distacco dell'inserzione muscolare

COME E PERCHÉ AVVIENE ?
Vedi IL DISTACCO DELL’INSERZIONE TENDINEA in tutto e per tutto, tranne per il fatto che, in questo caso, non è il Tendine a legarsi col Periostio, ma il Tessuto Connettivo che costituisce l’alloggiamento delle cellule muscolari.

COSA SI PUÒ FARE? Vedi IL DISTACCO DELL’INSERZIONE TENDINEA . In questo caso potrebbe non essere possibile intervenire chirurgicamente e quindi si accetterebbe la perdita della funzionalità di quel muscolo.

COSA FACCIO? Vedi CONTRATTURA MUSCOLARE.

COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

La rottura del tendine

COME E PERCHÉ AVVIENE ?
Il tendine è costituito da Tessuto Connettivo (vedi LO STIRAMENTO). La rottura avviene quando la struttura è sottoposta a una trazione che supera la sua resistenza, ossia il suo normale limite di rottura. Dal momento che le fibre proteiche (elastina e collagene) hanno una vita limitata, oltre la quale perdono le loro caratteristiche fisiche, quando giungono a quel limite devono essere rimpiazzate da nuove fibre, a loro volta prodotte dalle cellule sparse all’interno del Tessuto Connettivo stesso. Può accadere che un dismetabolismo delle stesse cellule, o una loro normale attività produttrice ma in occasione di un insufficiente approvvigionamento del “materiale” necessario, dia come risultato catene di elastina e collagene con diverse caratteristiche. Avranno un punto di rottura più basso o una vita più breve, oltre la quale non verranno rimpiazzate immediatamente. In questo frangente l’intreccio dei due Tessuti Connettivi non avrà le stesse caratteristiche resistite. Sono queste le occasioni in cui può avvenire la rottura del tendine anche in occasione di sollecitazioni non eccezionali.

COSA SI PUÒ FARE?
Se la rottura è parziale, una immobilizzazione del muscolo può favorire il ripristino della normalità, altrimenti è necessario intervenire chirurgicamente per ripristinare la sua continuità. Dopodiché, è possibile mettere in atto tutto ciò che può aiutare a ridurre l’Infiammazione (vedi Contrattura Muscolare). Una volta cicatrizzata la struttura, si può intervenire sulle Contratture Antalgiche e le limitazioni funzionali a carico di tutto il tessuto connettivo che è stato interessato dall’evento.

COSA FACCIO? Vedi CONTRATTURA ANTALGICA.

COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

La rottura del muscolo

COME E PERCHÉ AVVIENE ?
La rottura avviene quando la struttura è sottoposta a una trazione che supera la sua resistenza, ossia il suo normale limite di rottura. Ciò può riguardare sia le singole cellule muscolari, sia la struttura che offre loro alloggiamento, ossia quell’impalcatura di Tessuto Connettivo che può andare incontro a quelle condizioni particolari e sfavorevoli descritte in IL DISTACCO DELL’INSERZIONE TENDINEA. Ovviamente anche in questo caso la rottura del muscolo può avvenire anche in occasione di sollecitazioni non eccezionali.

COSA SI PUÒ FARE?
Qui l’intervento chirurgico la fa da padrone, pena l’impossibilità di utilizzare quella parte di muscolo o quel muscolo che ha subito l’interruzione, in quanto, per reazione, i due monconi contraendosi si separano notevolmente, andando ognuno verso l’inserzione del proprio lato. Una volta saldati i monconi, immobilizzata la parte e cicatrizzati i tessuti, si può intervenire sulle Contratture Antalgiche e le limitazioni funzionali a carico di tutto il tessuto connettivo che è stato interessato dall’evento e dall’immobilizzazione.

COSA FACCIO? Vedi CONTRATTURA ANTALGICA.

COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

La rottura del legamento

Vedi LA DISTORSIONE, tranne nel caso in cui il legamento completamente lesionato abbia bisogno di essere reinserito o sostituito chirurgicamente.

La frattura

COS’È LA FRATTURA?
È l’interruzione di continuità del tessuto osseo. Il tessuto osseo, oltre a essere costituito di sostanza minerale, al suo interno ospita cellule, vasi e nervi. Tutte unità danneggiabili nella soluzione di continuità provocata dall’impatto o dallo stress subito dall’osso. Di conseguenza l’organismo reagisce con le solite strategie difensive. Infiammazione e Contrattura Antalgica.

COSA SI PUÒ FARE? Tutto ciò che può limitare il movimento della zona lesa può servire, come pure tutto ciò che può aiutare a ridurre l’Infiammazione. Una volta saldato l’osso, si può intervenire sulle Contratture Antalgiche e le limitazioni funzionali a carico di tutto il tessuto connettivo che è stato interessato dall’evento.

COSA FACCIO? Vedi CONTRATTURA ANTALGICA. In più affronto le limitazioni articolari, le ipotrofie muscolari e gli eventuali accorciamenti muscolo-tendinei.

COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

La contusione

COSA AVVIENE NELLA CONTUSIONE? Una confezione di uova fresche calpestata rende l’idea del destino cui va incontro un numero vario di cellule appartenenti a vari tessuti. E quando si rompe qualcosa, le prime difese messe in atto sono l’Infiammazione e la Contrattura Antalgica

COSA SI PUÒ FARE? Tutto ciò che può limitare il movimento della zona lesa può servire, come pure tutto ciò che può aiutare a ridurre l’Infiammazione (vedi Contrattura Muscolare). Una volta ridotti la fase acuta, il dolore e il versamento, si può intervenire sulle Contratture Antalgiche e le limitazioni funzionali a carico di tutto il tessuto connettivo che è stato interessato dall’evento e le sue conseguenze.

COSA FACCIO? Vedi CONTRATTURA ANTALGICA.

COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

sabato 31 gennaio 2009

Il Blocco Articolare

COS’ È IL BLOCCO ARTICOLARE?

Un’articolazione ha la sua escursione naturale. Ma può accadere che a un certo punto risulti diminuita. La Limitazione, per rendere l’idea, la si può definire:
ACUTA - Un’attività articolare esagerata comporta una sollecitazione, a carico di qualunque struttura annessa, che supera il consentito. Si può instaurare una reazione difensiva: l’Infiammazione rende la capsula e i legamenti più tesi, tali da sollecitare lo “stop” articolare anticipato; la Contrattura Antalgica provvede a coinvolgere altre strutture allo “stop”, anche anticipandolo ulteriormente. In seguito a un evento traumatico, a quanto detto può aggiungersi un posizionamento innaturale dei capi ossei.
CRONICA – È una limitazione acuta che si protrae così a lungo nel tempo da aver in gran parte adattato alla limitazione articolare le varie strutture annesse all’articolazione, senza che queste abbiano perduto completamente la propria elasticità, ma tali da richiamare le condizioni “patologiche” anche dopo il ripristino della normale escursione articolare.
DEFINITIVA – Alla limitazione è subentrata L’Anchilosi. Le strutture articolari oltre quel limite hanno perduto completamente la propria elasticità e a questa è subentrata la rigidità, per cui nessun tipo di intervento ripristinerà la funzionalità iniziale. L’esempio più comune è relativo ai postumi di frattura non perfettamente ridotta.

COSA SI PUÒ FARE? Se l’Infiammazione è notevole, tutto ciò che può limitare il movimento della zona lesa può servire, come pure tutto ciò che può aiutare a ridurre l’Infiammazione (vedi Contrattura Muscolare). Altrimenti, si può intervenire sin da subito sulle Contratture Antalgiche e le limitazioni funzionali a carico di tutto il tessuto connettivo che è stato interessato dall’evento e dalle sue conseguenze. Nel caso il Blocco Articolare sia Cronico, occorre ripetere nel tempo l’intervento perché le strutture in questione riguadagnino progressivamente elasticità. Ovviamente più il fattore tempo ha inciso sullo stato patologico, più dovrà influire sull’intervento normalizzatore. Nel caso i capi articolari non siano nei corretti rapporti, potrebbe essere necessario operare un intervento osteopatico. Nel caso del Blocco Definitivo, neppure quest’ultimo intervento può servire. In ogni caso, va posta attenzione alle tensioni, o addirittura contratture, che si possono instaurare altrove per compensare l’ipofunzionalità dell’articolazione limitata.

COSA FACCIO? Vedi CONTRATTURA ANTALGICA. COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

La Distorsione

COSA AVVIENE NELLA DISTORSIONE?
Un’articolazione è costituita da due capi ossei, rivestiti di Cartilagine Articolare e posti a contatto tra loro, che si muovono l’uno rispetto all’altro (ruotano o scivolano). Lo spazio articolare è delimitato dalla capsula articolate (connettivo) e il movimento è regimentato da muscoli e legamenti (connettivo). I legamenti possono trovarsi entro la capsula , o esterni alla capsula – in genere a ridosso della parete capsulare -. La parete capsulare, rivolta all’interno della cavità articolare, è tappezzata di cellule che producono il liquido sinoviale.
Quando avviene la Distorsione, l’escursione articolare supera il proprio limite fisiologico, i capi articolari si distanziano oltre misura, dopodichè ritornano in sede. Il limite articolare è posto dalla lunghezza e dall’elasticità, in quel punto, della capsula e dei legamenti, ma anche da quanto il muscolo, che si oppone a tale movimento articolare, è disposto a lasciarsi allungare. Superare questo limite comporta che capsula e legamenti, possono sfibrarsi o addirittura lacerarsi. Ecco che si scatena l’infiammazione. Capita di frequente che quei capillari che si trovano a ridosso di queste strutture vengano trascinati verso la stessa sorte. E qui compare l’ematoma.

COSA SI PUÒ FARE?
Capsula e legamento sfibrati, o parzialmente lacerati, non sopportano certo le normali sollecitazioni a cui vengono sottoposti. Capillari interrotti che si stanno riparando non gradiscono certo di essere disturbati.
Tutto ciò che può limitare il movimento della zona lesa può servire, come pure tutto ciò che può aiutare a ridurre l’Infiammazione (vedi Contrattura Muscolare).
Una volta ridotti la fase acuta, il dolore e il versamento, si può intervenire sulle Contratture Antalgiche e le limitazioni funzionali a carico di tutto il tessuto connettivo che è stato interessato dall’evento e le sue conseguenze.

COSA FACCIO?
Vedi CONTRATTURA ANTALGICA.

Lo Stiramento

COME E PERCHÉ AVVIENE LO STIRAMENTO?
Si può immaginare il Tessuto Connettivo come una certa quantità di fibre -catene proteiniche elastiche (Elastina) e resistive (Collagene)- immerse in un gel, nel quale sono presenti anche alcune cellule (produttrici le catene proteiniche in questione). Il numero, la percentuale e l’orientazione delle fibre di Elastina e di Collagene dianno tutta la gamma dei diversi tipi di Tessuto Connettivo presenti e costituenti il nostro Corpo. Una fascia connettivale, un tendine, una guaina tendinea, l’involucro esterno di un muscolo, l’impalcatura interna di un muscolo –quella che ospita le singole cellule muscolari-, un legamento,…, sono tutte strutture sottoposte passivamente a tensioni. Nel caso la tensione superi il limite di rottura del tessuto, questo può subire cedimenti strutturali. Nel caso siano lievi, li possiamo immaginare come degli “sfibramenti”, delle “smagliature”. Altrimenti possono essere anche di maggiore entità. Inoltre possono essere accompagnati da ematomi nel caso in cui, proprio a ridosso di quella struttura, trovi sede un capillare, il quale non abbia retto ad altrettanto allungamento e si sia rotto. Il dolore ci avvisa che un danno si è prodotto e ci dissuade dall’utilizzo normale della parte lesa. Automaticamente scatta l’Infiammazione e, successivamente, si può anche instaurare una Contrattura Antalgica.

COSA SI PUÒ FARE? Come tutto, può risolversi da sé, ma i tempi sono assai personali. Tutto ciò che può limitare il movimento della zona lesa può servire, come pure tutto ciò che può aiutare a ridurre l’Infiammazione –vedi Contrattura muscolare-. Nel caso la conseguente Contrattura Antalgica ostacoli la buona irrorazione e il buon drenaggio, può essere utile rimuoverla. COSA FACCIO? Vedi Contrattura Antalgica.

COME FACCIO? Utilizzo il DIALOGO MUSCOLO TENSIVO.

martedì 13 gennaio 2009

La contrattura antalgica

PERCHÉ AVVIENE LA CONTRATTURA ANTALGICA?
Quando una parte qualsiasi del corpo ha un problema (non funziona secondo i canoni, si rompe, riceve un insulto…), le strategie che l’organismo mette in atto sono sempre e soltanto l’Infiammazione e la Contrattura Antalgica. La Contrattura Antalgica, come suggerisce il nome, serve per evitarci di sentire dolore. S’istaura automaticamente (viene elaborata a livello del Midollo Spinale) e consiste nell’aumentare, in misura più o meno accentuata a seconda della gravità del problema, il tono muscolare di tutti quei muscoli che possono contribuire a mantenere riparata la parte problematica. Il dolore da cui ci difende può essere prodotto dalla “disfunzione”. In questo caso, l’aumento di tono dei muscoli ci costringe ad evitare di utilizzare la parte lesa in modo consueto. Questa limitazione è necessaria perché utilizzando la parte lesa impunemente disturberemmo i naturali processi di riparazione, o addirittura apporteremmo ulteriori danni, sia perché ci produrrebbe dolore. Il tutto può instaurarsi anche nel caso in cui la parte lesa non disturbata risulti non dolente. In questo modo l’Organismo, ricorrendo alla Contrattura Antalgica, evita che la situazione degeneri fino a produrre sintomi eclatanti. Quasi una sorta di “prevenzione”. Per chiarire, alcuni esempi: - l’aumento di tensione dei Muscoli Paravertebrali in zona lombare conseguente a una sofferenza intestinale; - l’aumento di tensione dei Muscoli Paravertebrali in corrispondenza della cerniera lombo-sacrale conseguente a una sofferenza ovarica o uterina; - la contrattura dei Muscoli Elevatori della costa, in sede paravertebrale, conseguente a una contusione o frattura della costa in un punto qualsiasi del suo decorso.

CHE COSA SI PUÒ FARE?
Innanzitutto occorre accertarsi di essere in presenza proprio di una Contrattura Antalgica, e quindi individuare il plausibile motivo scatenante. Una volta risoltosi il motivo scatenante, occorre riallungare la muscolatura elicitata. Se il motivo scatenante perdura e non è il caso di intervenire per risolverlo, si può decidere di portare rilassamento e allungamento alla muscolatura elicitata per: - per rendere meno pesanti gli effetti che la Contrattura Antalgica ha sulla persona; - rendere meno pesanti le conseguenze che lascierebbe nel tempo; - favorire la normalizzazione del motivo scatenante nel caso la Contrattura Antalgica sia di impedimento al buon e veloce esito del problema.
Se il motivo scatenante può essere risolto, si elimina la Contrattura Antalgica per essere liberi di operare per risolverlo.

CHE COSA FACCIO? Vedi Contrattura Muscolare.

COME FACCIO? Utilizzo il Dialogo Muscolo Tensivo.

domenica 11 gennaio 2009

La contrattura muscolare

COME AVVIENE L’ACCORCIAMENTO DELLA CELLULA MUSCOLARE?
Quando il nervo motore dà il suo ordine-libera molecole di neurotrasmettitore, le strutture proteiniche a forma di “pettine doppio”, disposte trasversalmente alla lunghezza della cellula muscolare, scivolano incastrando vicendevolmente e progressivamente i loro reciproci denti. Su ordine del neurotrasmettitore, tra dente dell’un filamento e dente dell’altro si instaurano legami chimici. Immediatamente dopo i suddetti legami si sciolgono e altri se ne formano adiacenti ai precedenti. Così i filamenti (denti) di due “pettini” si compenetrano ulteriormente. Immediatamente dopo gli stressi legami si sciolgono e altri se ne formano adiacenti ai precedenti. E avanti così fino al voluto accorciamento del muscolo.
Se l’intento superiore (vedi corteccia cerebrale) è di non servirsi più della contrazione appena realizzata, il nervo motore cessa la liberazione del precedente ordine chimico, il che scinde l’ultima serie di legami chimici impostatisi. Da quel momento i filamenti a “doppio pettine” non sono più vincolati a mantenere le reciproche posizioni. Se la cellula viene allungata passivamente in seguito alla contrazione di un muscolo antagonista, o per azione della forza di gravità, o per qualunque altro motivo, i filamenti possono scorrere reciprocamente disincastrandosi e, nel complesso, allontanandosi tra loro aumenta la lunghezza della cellula muscolare.
Quindi è un susseguirsi di legami chimici che si instaurano a legami chimici che si scindono. E tutta questa operatività chimica avviene a mezzo di Energia Chimica.
E la cellula muscolare dove se la procura?
All’interno di predisposti settori, il materiale di cui la cellula si è rifornita viene smontato. Questo materiale è costituito da molecole, quindi vari atomi che sono stati uniti tra loro tramite legami chimici. La cellula si è procurata anche Ossigeno, che utilizza come se fosse una scure: tramite questo scioglie i legami chimici della molecola di “carburante”, spezzandola in elementi il più piccoli possibile, cui aderiscono gli atomi di ossigeno. I prodotti più piccoli sono Anidride carbonica (CO2) e Acqua (H2o), che non sono problematici per la vita della cellula e che riescono ad uscirne facilmente.
Ma se l’Ossigeno disponibile scarseggia, lo spezzettamento del carburante produce prodotti più grossi che incontrano via via maggiori difficoltà ad essere espulsi dalla cellula.
Uno di questi è l’Acido Lattico. Esso inibisce i processi chimici che avvengono entro la cellula. Questa riesce a svolgere il proprio lavoro fintanto che l’Acido Lattico non supera una quantità critica. Oltre tale soglia la cellula muscolare non è più in grado di sciogliere i legami sopra descritti per essere allungata. Se tutte le altre cellule di quel muscolo venissero allungate, questa si spezzerebbe e morirebbe. Perciò scatta preventivamente una strategia di emergenza, elaborato all’interno del midollo spinale, che invia segnale sensitivo alla corteccia (dolore) e segnale motorio di contrazione al muscolo in questione e a tutti quelli, nelle immediate vicinanze, che possono contribuire, con il rispettivo accorciamento, a tenere il più possibile bloccata la parte. In questo modo l’Organismo evita che non venga allungato il muscolo che ospita la cellula “ingrippata”.
Ecco la Contrattura Muscolare.

PERCHÉ AVVIENE LA CONTRATTURA MUSCOLARE?
La scarsità di Ossigeno può dipendere da vari motivi. Il più banale e meno patologico è riferibile a uno stato di tensione e contrazione muscolare, protratta nel tempo, del settore interessato e anche a monte dello stesso. Ciò può produrre una diminuzione dell’afflusso sanguigno e del “rifornimento” di Ossigeno. Infatti, un lavoro muscolare che alterni contrazioni a rilasciamenti agisce come ”pompa” favorente la circolazione emo-linfatica.

COME PUÒ SUCCEDERE?
Sono vari i motivi.
Posturalmente ci possono essere muscoli costretti a lavorare più del naturale necessario perché l’assetto posturale è vincolato da compensi, ovvero tensioni muscolari maggiori del dovuto, mantenute per bilanciare un assetto non equilibrato. Questi compensi sono a loro volta dipendenti da differenze di lunghezza di arti inferiori, da limitazioni articolari, da traumi recenti o passati, esiti cicatriziali e di interventi chirurgici.
Funzionalmente le abitudini di vita possono indurre un uso diverso e negativo della muscolatura. Può essere il caso di quando si svolge un’attività fisica nuova e onerosa in termini di quantità e durata dello sforzo.
Anche dormire in condizioni diverse dal solito può sollecitare la muscolatura più propriamente statica e quindi farla lavorare quando invece dovrebbe starsene rilassata. Ecco che l’attività diurna può avvenire su di un “terreno” già compromesso, ossia in presenza di Acido Lattico prodotto precedentemente.
Anche le Tensioni Psico-affettive possono aumentare il tono muscolare sia in generale che in zone partitari.
Ecco che quando l’apparato muscolare vive una o più di queste condizioni, può accadere che l’Acido Lattico presente all’interno di una sola cellula sia già vicino al limite critico. In questo caso può bastare la contrazione di quel muscolo, sollecitata per compiere un’azione anche banale e decisamente non onerosa –vedi raccogliere un foglio di carta da terra-, per scatenare la Contrattura Muscolare.
A questo punto, una volta scattata, la stessa Contrattura Muscolare, quando perdura nel tempo, favorisce il mantenersi delle condizioni favorenti, per cui altre cellule, dello stesso o di altri muscoli, possono successivamente “ingripparsi” ed essere a loro volta motivo del persistere della Contrattura stessa.

COSA SI PUÒ FARE?
Come tutto, può risolversi da sé, ma i tempi sono assai personali.
Quando l’intensità della Contrattura è notevole, il dolore è tanto e i tempi così lunghi che non intervenire è da martirio.
Tutto ciò che può portare rilassamento muscolare, favorire la circolazione emolinfatica e diminuire l’infiammazione è ben accetto.
Quindi dal farmaco Antinfiammatorio e Miorilassante al massaggio (non in fase acuta), dalla terapia fisica (Laser e quant’altro) all’Agopuntura, dall’intervento Osteopatico al trattamento in acqua termale, dall’Omeopatia al Rechi, la scelta dei rimedi è tanto vasta da mettere ognuno nelle condizioni di trovare ciò che più gli si addice e giova
Intelligente risulta occuparsi anche delle cause strutturali per diminuire, se non scongiurare, il ripresentarsi del problema.

COSA FACCIO?
Se la strategia difensiva comprende una contrattura muscolare che si mantiene estendendo i motivi che l’hanno innescata, la sua bontà iniziale non giustifica il suo perdurare. Posso cercare di “convincere” la contrattura a ridursi – sparire. Manualmente posso operare per riallungare ciò che si è contratto.
In ogni caso allungare una qualsiasi struttura comporta fare i conti con la sua predisposizione a lasciarsi allungare. Esiste sempre un sistema di recettori che sorvegliano lo svolgersi di questi eventi in quanto il tutto deve rispettare le “esigenze” del momento e della parte in questione. Nel caso non le si rispettino, scattano reazioni di accorciamento locali, come anche generali, e, quando occorre, il dolore, che è il segnale di avvertimento che la parte problematica invia ai centri superiori. Occorre quindi operare rispettando tali limiti per non peggiorare la situazione (coscienza). Così facendo il vantaggio che è possibile apportare sarà a favore di una migliore circolazione emo-linfatica, che sveltirà i tempi dello smaltimento dei cataboliti dannosi (acido Lattico in testa), evitando l’estendersi del problema e l’instaurarsi di contratture di compenso. Ridurrà anche l’area scatenante il dolore, cosa che potrà diminuire l’estensione dell’infiammazione e di conseguenza la sua intensità.

COME FACCIO?
Utilizzo il Dialogo muscolo tensivo.

Allora, perché mi fa male?

I motivi della realtà patologica più frequenti sono:

- la Contrattura Muscolare
- la Contrattura Antalgica
- lo Stiramento
- la Distorsione
- il Blocco Articolare
- la Contusione
- la Frattura
- la Rottura del Legamento
- il Distacco dell’Inserzione Tendinea
- il Distacco dell’Inserzione Muscolare
- la Rottura del Tendine
- la Rottura del Muscolo

Nella descrizione evito volutamente i nomi scientifici per rendere il più vicini possibile i concetti. La espongo per evidenziare in quale punto preciso della problematica mi inserisco e il motivo per cui utilizzo il Dialogo Muscolo Tensivo.