domenica 11 gennaio 2009

La contrattura muscolare

COME AVVIENE L’ACCORCIAMENTO DELLA CELLULA MUSCOLARE?
Quando il nervo motore dà il suo ordine-libera molecole di neurotrasmettitore, le strutture proteiniche a forma di “pettine doppio”, disposte trasversalmente alla lunghezza della cellula muscolare, scivolano incastrando vicendevolmente e progressivamente i loro reciproci denti. Su ordine del neurotrasmettitore, tra dente dell’un filamento e dente dell’altro si instaurano legami chimici. Immediatamente dopo i suddetti legami si sciolgono e altri se ne formano adiacenti ai precedenti. Così i filamenti (denti) di due “pettini” si compenetrano ulteriormente. Immediatamente dopo gli stressi legami si sciolgono e altri se ne formano adiacenti ai precedenti. E avanti così fino al voluto accorciamento del muscolo.
Se l’intento superiore (vedi corteccia cerebrale) è di non servirsi più della contrazione appena realizzata, il nervo motore cessa la liberazione del precedente ordine chimico, il che scinde l’ultima serie di legami chimici impostatisi. Da quel momento i filamenti a “doppio pettine” non sono più vincolati a mantenere le reciproche posizioni. Se la cellula viene allungata passivamente in seguito alla contrazione di un muscolo antagonista, o per azione della forza di gravità, o per qualunque altro motivo, i filamenti possono scorrere reciprocamente disincastrandosi e, nel complesso, allontanandosi tra loro aumenta la lunghezza della cellula muscolare.
Quindi è un susseguirsi di legami chimici che si instaurano a legami chimici che si scindono. E tutta questa operatività chimica avviene a mezzo di Energia Chimica.
E la cellula muscolare dove se la procura?
All’interno di predisposti settori, il materiale di cui la cellula si è rifornita viene smontato. Questo materiale è costituito da molecole, quindi vari atomi che sono stati uniti tra loro tramite legami chimici. La cellula si è procurata anche Ossigeno, che utilizza come se fosse una scure: tramite questo scioglie i legami chimici della molecola di “carburante”, spezzandola in elementi il più piccoli possibile, cui aderiscono gli atomi di ossigeno. I prodotti più piccoli sono Anidride carbonica (CO2) e Acqua (H2o), che non sono problematici per la vita della cellula e che riescono ad uscirne facilmente.
Ma se l’Ossigeno disponibile scarseggia, lo spezzettamento del carburante produce prodotti più grossi che incontrano via via maggiori difficoltà ad essere espulsi dalla cellula.
Uno di questi è l’Acido Lattico. Esso inibisce i processi chimici che avvengono entro la cellula. Questa riesce a svolgere il proprio lavoro fintanto che l’Acido Lattico non supera una quantità critica. Oltre tale soglia la cellula muscolare non è più in grado di sciogliere i legami sopra descritti per essere allungata. Se tutte le altre cellule di quel muscolo venissero allungate, questa si spezzerebbe e morirebbe. Perciò scatta preventivamente una strategia di emergenza, elaborato all’interno del midollo spinale, che invia segnale sensitivo alla corteccia (dolore) e segnale motorio di contrazione al muscolo in questione e a tutti quelli, nelle immediate vicinanze, che possono contribuire, con il rispettivo accorciamento, a tenere il più possibile bloccata la parte. In questo modo l’Organismo evita che non venga allungato il muscolo che ospita la cellula “ingrippata”.
Ecco la Contrattura Muscolare.

PERCHÉ AVVIENE LA CONTRATTURA MUSCOLARE?
La scarsità di Ossigeno può dipendere da vari motivi. Il più banale e meno patologico è riferibile a uno stato di tensione e contrazione muscolare, protratta nel tempo, del settore interessato e anche a monte dello stesso. Ciò può produrre una diminuzione dell’afflusso sanguigno e del “rifornimento” di Ossigeno. Infatti, un lavoro muscolare che alterni contrazioni a rilasciamenti agisce come ”pompa” favorente la circolazione emo-linfatica.

COME PUÒ SUCCEDERE?
Sono vari i motivi.
Posturalmente ci possono essere muscoli costretti a lavorare più del naturale necessario perché l’assetto posturale è vincolato da compensi, ovvero tensioni muscolari maggiori del dovuto, mantenute per bilanciare un assetto non equilibrato. Questi compensi sono a loro volta dipendenti da differenze di lunghezza di arti inferiori, da limitazioni articolari, da traumi recenti o passati, esiti cicatriziali e di interventi chirurgici.
Funzionalmente le abitudini di vita possono indurre un uso diverso e negativo della muscolatura. Può essere il caso di quando si svolge un’attività fisica nuova e onerosa in termini di quantità e durata dello sforzo.
Anche dormire in condizioni diverse dal solito può sollecitare la muscolatura più propriamente statica e quindi farla lavorare quando invece dovrebbe starsene rilassata. Ecco che l’attività diurna può avvenire su di un “terreno” già compromesso, ossia in presenza di Acido Lattico prodotto precedentemente.
Anche le Tensioni Psico-affettive possono aumentare il tono muscolare sia in generale che in zone partitari.
Ecco che quando l’apparato muscolare vive una o più di queste condizioni, può accadere che l’Acido Lattico presente all’interno di una sola cellula sia già vicino al limite critico. In questo caso può bastare la contrazione di quel muscolo, sollecitata per compiere un’azione anche banale e decisamente non onerosa –vedi raccogliere un foglio di carta da terra-, per scatenare la Contrattura Muscolare.
A questo punto, una volta scattata, la stessa Contrattura Muscolare, quando perdura nel tempo, favorisce il mantenersi delle condizioni favorenti, per cui altre cellule, dello stesso o di altri muscoli, possono successivamente “ingripparsi” ed essere a loro volta motivo del persistere della Contrattura stessa.

COSA SI PUÒ FARE?
Come tutto, può risolversi da sé, ma i tempi sono assai personali.
Quando l’intensità della Contrattura è notevole, il dolore è tanto e i tempi così lunghi che non intervenire è da martirio.
Tutto ciò che può portare rilassamento muscolare, favorire la circolazione emolinfatica e diminuire l’infiammazione è ben accetto.
Quindi dal farmaco Antinfiammatorio e Miorilassante al massaggio (non in fase acuta), dalla terapia fisica (Laser e quant’altro) all’Agopuntura, dall’intervento Osteopatico al trattamento in acqua termale, dall’Omeopatia al Rechi, la scelta dei rimedi è tanto vasta da mettere ognuno nelle condizioni di trovare ciò che più gli si addice e giova
Intelligente risulta occuparsi anche delle cause strutturali per diminuire, se non scongiurare, il ripresentarsi del problema.

COSA FACCIO?
Se la strategia difensiva comprende una contrattura muscolare che si mantiene estendendo i motivi che l’hanno innescata, la sua bontà iniziale non giustifica il suo perdurare. Posso cercare di “convincere” la contrattura a ridursi – sparire. Manualmente posso operare per riallungare ciò che si è contratto.
In ogni caso allungare una qualsiasi struttura comporta fare i conti con la sua predisposizione a lasciarsi allungare. Esiste sempre un sistema di recettori che sorvegliano lo svolgersi di questi eventi in quanto il tutto deve rispettare le “esigenze” del momento e della parte in questione. Nel caso non le si rispettino, scattano reazioni di accorciamento locali, come anche generali, e, quando occorre, il dolore, che è il segnale di avvertimento che la parte problematica invia ai centri superiori. Occorre quindi operare rispettando tali limiti per non peggiorare la situazione (coscienza). Così facendo il vantaggio che è possibile apportare sarà a favore di una migliore circolazione emo-linfatica, che sveltirà i tempi dello smaltimento dei cataboliti dannosi (acido Lattico in testa), evitando l’estendersi del problema e l’instaurarsi di contratture di compenso. Ridurrà anche l’area scatenante il dolore, cosa che potrà diminuire l’estensione dell’infiammazione e di conseguenza la sua intensità.

COME FACCIO?
Utilizzo il Dialogo muscolo tensivo.

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